2-4 Marzo 2007: Viaggio ad Anversa e Bruxelles
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1- Il viaggio
Si parte (con qualche decina di minuti di ritardo sull'orario pianificato) da Voghera, a cavallo della mia auto, alle 7:30 di venerdì 2 marzo, dopo aver caricato Seba, Michele e relativi bagagli. Le prime madonne volano sulla tangenziale ovest di Milano, dove nell'unico istante in quale supero i 90 all'ora (limite demenziale) per superare un paio di camion, mi accorgo di essere passato di fianco ad un autovelox minaccioso. Alla frontiera svizzera, alla domanda del doganiere "dove andate" la tentazione di rispondere "California!" è grande, ma poi prevale il buon senso. Durante la sosta-benzina, veniamo a sapere che il tunnel del gottardo è momentaneamente chiuso per un mezzo pesante in panne. Dal momento che non ci sono percorsi alternativi (il passo è chiuso, tornare a Bellinzona per fare il s. bernardino non avrebbe senso), ci infiliamo nella coda, restandoci poco meno di un'ora e mezza (mannaggia a me che non ho portato le carte). Ripartiti con ormai due ore di ritardo sulla tabella di marcia, superiamo la frontiera tra Svizzera e Germania senza problemi, e ci lanciamo a mille all'ora sul breve tratto di Freibahn tedesca (niente limiti di velocità, c'è da avere paura) dopo Basilea, per poi entrare in Francia nei pressi di Mulhouse. Dopo aver passato la guida a Seba nei pressi del confine tra Alsazia e Lorena, la sfortuna si abbatte nuovamente su di noi facendoci percorrere a passo d'uomo quasi tutto il tratto Metz-Lussemburgo-Confine Belga. In un autogrill in Lussemburgo compriamo per gioco una lattina di Kriek Belle-Vue! Entriamo in Belgio con circa tre ore e mezza di ritardo sulla tabella di marcia.
Ci si ferma nei pressi di Bruxelles in un'area di servizio per ricambiare guida, e qui ci accorgiamo che anche l'auto di fianco alla nostra è targata PV... si tratta di Stefano Ricci e di Fabio, il nostro regista lambiccomane, coi quali ci si ridà appuntamento per la sera al Kulminator di Anversa.
Ripartiti alla volta di Antwerpen, raggiungiamo l'ostello (Op Sinjoorke, Eric sasselaan 2, www.vjh.be, un po' fuori ma ci siamo trovati bene, consigliato per chi vuole risparmiare ed ha un'auto a disposizione) poco prima delle 21 (erano previste le 17.30). Michele però, essendosi aggiunto al viaggio più tardi, ha prenotato un albergo in centro (*** Hotel Florida, De Keyserlei 59, www.hotelflorida.be), non posso però portarlo dal momento che avremmo perso davvero troppo tempo, oltre al fatto che non conoscevo la città; prende perciò un pullman che lo porta rapidamente a destinazione.

2- Kulminator
Giusto il tempo di sistemarsi e prendiamo un pullman (belli, puliti, efficienti, ma fottutamente cari) per il centro. Scendiamo e in un attimo siamo davanti al Kulminator. L'emozione è forte, mista a un quasi "timore reverenziale". Dentro è l'armageddon, i 5 tavoli sono tutti occupati, ed è presente un sacco di gente in piedi, sembra di stare sul pullman. I tavoli sono riempiti da americani chiassosi, giunti in massa per lo ZBF, o da autoctoni, che occupano posto per bere Leffe e Timmermans alla pesca. Me l'immaginavo diverso. Al bancone, sacrificati in un angolino, Stefano Ricci e Fabio bevono la leggendaria Oerbier del 28 dicembre 1980, la prima produzione di Kris Herteleer (De Dolle). Arraffo una delle due liste presenti nel locale, e inizia la dura ricerca di qualcosa di allucinante da bere. Devo dire che sull'acido li facevo più forniti (ma non c'è da lamentarsi eh). Nel frattempo arriva Michele (a piedi dall'albergo) e spuntano dei ragazzi di Saronno che però rinunciano a causa del casino e se ne vanno. Incredibilmente un tavolo di autoctoni (sazi ormai delle loro Leffe) si libera, e noi italiani riusciamo ad occuparlo (in precedenza un tavolo ci era stato sottratto letteralmente a spintoni dagli americani chiassosi). Nel frattempo arrivano anche Nino e Fiore, che però restano in piedi presso un angolo tranquillo (l'unico) del bancone.
Dopo una attenta cernita della incredibile lista ordiniamo: Oerbier 1980 (io), Boskeun 1983 (seba), Lichtersveld (questa recente, sempre De Dolle) (michele) e una Gueuze De Neve 1995 per tutti quanti. La Oerbier è un qualcosa di assurdo, acidissima, i lieviti di Rodenbach si sentono tutti e anche fin troppo, forse un po' oltre il limite ma comunque "something magic" (come l'ho descritta ad un americano chiassoso che mi chiedeva cosa fosse). La Boskeun è buonissima!! 24 anni portati da dio, miele, miele, miele, tantissimo alcool (11? di più?) che però è perfettamente bilanciato. La Lichtersveld sinceramente non la ricordo, ne ho assaggiato un goccino con la bocca anestetizzata dalla Oerbier di 26 anni... Che mi ricordo invece è la Gueuze De Neve: favolosa, l'età le ha fatto solo bene, un'acidità molto forte ma gradevolissima, un insieme di aromi, profumi, puzze da far paura; la mia classifica delle gueuze preferite subisce un cambiamento ai piani alti. Nel frattempo Fabio mi fa assaggiare la dolce Westvleteren 6 (tappo rosso), da anni non più prodotta.
Secondo giro: obbligo Seba a prendere la Stille Nacht Reserva 2005 (quella affinata nelle botti di Cantillon), io e Michele prendiamo una Liefmans Goudenband del 1987 e (rullo di tamburi) una Rosé de Gambrinus del 1979 (sulla lista indicata come "framboezenbier", l'enigma è risolto da un corpulento svedese che mi racconta di averla presa anch'egli e di aver trovato resti dell'etichetta che ha puzzled e identificato.) La ventottenne Rosé è allucinante, non posso trovare parole per descriverla, probabilmente l'acido più buono che abbia mai bevuto; al suo cospetto la pur divina Goudenband di 20 anni diventa una dolce bevanda per sciacquarsi la bocca. Il totale? 88 euro. Come vorrei abitare lì davanti...
Giusto il tempo di fare un paio di figure di merda, con lo svedese di prima che chiede a Dirk (il sig. Kulminator, da noi ribattezzato 'Fulminator', immaginate perchè) se è un problema parlare francese... e si è fatto tardi, e il K. ritorna quel posto tranquillo che mi avevano raccontato. Scattiamo foto commemorative, raccogliamo un po' di vuoti per la collezione, e a malincuore, un po' barcollando, usciamo dal locale. Diluvia. Michele vuole essere accompagnato in albergo, sul percorso passiamo davanti all'Oud Arsenal, io insisto per il bicchiere della staffa ma gli altri mi invitano a desistere. Forse è stato meglio così. Assicurato Michele all'albergo, io e Seba andiamo alla ricerca di un mezzo o di un taxi che ci riporti in ostello. In assenza di pullman, optiamo per un tassista colorato rappettaro che ci propina per un quarto d'ora tutto il rap del momento. Va ricordata l'estrema riluttanza nel comprendere le nostre indicazioni, da parte sia del tassista che degli autisti degli autobus. Recapitati in ostello, collassiamo rapidamente sul letto, non prima di aver impostato la sveglia per la levataccia di sabato.

3- Bruxelles e Brassin Public
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Sveglia alle 7:30. Il mal di testa, almeno per il sottoscritto, è ai limiti della sopportabilità, ma le divine birre bevute la sera prima mi lasciano galvanizzato per tutta la giornata. Dopo una tipica colazione da hotel di bassa lega (pane con formaggio e un salume fortunatamente non identificato) usciamo a piedi, armati di trolley vuoto, dall'ostello. L'intenzione è di prendere un fantomatico pullman 38 che ci porti alla stazione Antwerpen-Berchem dove avremmo preso il treno per Bruxelles, trovandoci su Michele salito alla stazione centrale. L'impatto con l'esterno è devastante, piove e il vento viaggia a milioni di km/h, rendendoci difficile anche stare in piedi. Il 38 non si trova, in compenso arriva un 1 che ci promette di portarci in tempo alla centrale. Arrivati in stazione troviamo Michele, facciamo i biglietti anche per la sera (Anversa-Sint Niklaas, per andare allo Zythos bier festival) e saltiamo sul treno.
In qualche decina di minuti si arriva a Bruxelles, scendiamo alla stazione centrale e, rinunciando a qualsiasi velleità turistica, ci dirigiamo a piedi verso il Beer Mania, beershop nella Chaussée de Wavre (che bello tornare a sentire una lingua comprensibile). Entriamo nel negozio e iniziamo a riempire i trolley, il simpatico proprietario di origine egiziana si manifesta solo dopo qualche minuto, preceduto da un bel cagnolone. L'assortimento è molto buono, anche sull'acido (anche se è presente tutta la gamma Timmermans e De Troch, fortunatamente in uno scaffale a sè saltato a piè pari), anche se è un peccato non trovare nulla di Glazen Toren, Alvinne, Struise, e altri che avrei acquistato volentieri. Acquistiamo anche una "Mea Culpa" (prodotta da Van Steenberge) che il proprietario ci dice avere qualche legame con il negozio, non del tutto chiaro però. Raggiunte le 20 bottiglie a testa e appesantiti i trolley, ci rechiamo tramite piedi+metro alla gare du midi (rischiando più volte di volare via per il vento davvero allucinante), dove mangiamo in un fantastico fast food (la versione belga del mcdonalds). Qui apprendo come in Belgio l'acqua minerale sia commercializzata in lattina da 33 e non in bottiglia. Mah... Usciti dalla stazione ci dirigiamo verso la Brasserie Cantillon, per partecipare al Brassin Public, l'emozione, soprattutto per il sottoscritto che non aveva mai visitato la Brasserie, è grande.
Arrivati di fronte alla Brasserie ritroviamo i ragazzi di Saronno della sera prima. Entriamo e paghiamo la visita (5 euro), inizialmente il signore alla "cassa" non aveva capito che eravamo italiani, quando se ne accorge comincia a dire qualcosa la cui unica parola comprensibile era "Lorenzo" :) Sono emozionatissimo, la Brasserie è completamente diversa da come me l'ero sempre immaginata! Incontriamo subito Jean-Pierre, Claude e il resto della famiglia, riempiamo ulteriormente i trolley con bottiglie, magliette, bicchieri (purtroppo non era disponibile la gueuze Lou Pepe), alchè si manifesta Kuaska che mi abbraccia calorosamente e si prodiga in numerosi complimenti nei miei confronti :) Gli faccio presente che nell'ultimo mese ho visto più lui che la mia ragazza (è vero). Ri-incontriamo Fabio (impegnato con le riprese del suo film sul Lambic!), e troviamo Cinghio e Valter. Facciamo anche conoscenza con Zurgo e il birraio del birrificio Bruton, oltre che col nuovo arrivato del newsgroup Omar. Tempo per qualche assaggino (tra cui un faro molto meno dolce di tanti lambic di altri produttori), qualche foto e filmato allo spettacolare scaricamento delle trebbie, qualche chiacchiera divertente (e sempre istruttiva) con Kuaska, e si inizia con la visita in italiano!
Kuaska è in grande forma, il Belgio gli fa bene e alla Brasserie è davvero a casa sua. La visita procede lungo il percorso tradizionale, in ogni stanza Lorenzo ci riempie di aneddoti (dovrò portarmi un quaderno prima o poi) senza esagerare in dettagli tecnici sulla produzione. La Brasserie è mitica, il profumo è inebriante e mi ricorda quando da piccolo andavo nella cantina di mio nonno. Nella pagina delle foto si trovano alcuni dettagli sulla visita. Facciamo conoscenza con i ragni Hector e Isaia, e la visita si conclude nei pressi della mitica vasca di raffreddamento: siamo in largo anticipo per assistere alla famosa colata del mosto bollente! C'è quindi tempo per una Kriek, dopodichè prendiamo posto, sgomitando con dei francesi, davanti alla porta della piccola soffitta con la mitica vasca. Dopo qualche minuto di attesa, inizia il caratteristico rumore (presumo dovuto alla pompa che sposta il mosto) che ha la magica funzione di creare lo stato d'animo di attesa... Un attimo ed ecco il mosto fluire nella vasca (nella sezione delle foto c'è il filmino) dove nottetempo accadrà il miracolo della fermentation spontanée. Sono quasi le quattro, dobbiamo tornare alla gare du midi per prendere il treno per Anversa, salutiamo Kuaska e gli altri italiani dandoci appuntamento per la sera allo ZBF, un vero peccato non poter avere il tempo di assaggiare nuovamente il fantastico Faro Glacè di Valter! Uscendo ringrazio Jean-Pierre per tutto, lui mi dice che è lui che dovrebbe ringraziare noi ma non può immaginare quanto rappresenti per me...
A pochi metri dalla stazione, entrambi i trolley (Michele aveva uno zaino) decidono che è giunta l'ora di lasciarci. Quello di Seba perde una ruota: il piccolo semiasse metallico si è letteralmente tranciato/fuso a causa del ripetuto sforzo e dell'attrito. Al mio si spacca disgraziatamente la maniglia di plastica, nel tentativo di superare un gradino per evitare di essere investito da un pullman guidato da un autista un po' nervoso: il trolley si ribalta in mezzo alla strada e per miracolo non viene schiacciato dallo stesso mezzo pesante... Dopo queste scariche d'adrenalina ripartiamo a fatica verso la stazione e prendiamo il treno (sbagliando a prendere un regionale lumaca che ci impiega più di un'ora), siamo stanchi (io mi addormento pure) ma felici e realizzati. Ma la giornata non è ancora finita...

4- Treni, Delhaize, Kebab
Arrivati alla stazione centrale di Anversa verso le 17.30, Michele deve trasporare i propri bagagli in un altro albergo (*** Hotel Agora, Koningin Astridplein 43) sempre nella piazza della stazione, dal momento che in nessuno c'era disponibilità per entrambe le notti. Inspiegabilmente Seba ha una buona idea, e lasciamo da Michele i nostri trolley carichi di birra (inizialmente pensavamo di riportarli in ostello).
La sfiga però ci colpisce, quando scopriamo che causa lavori l'ultimo treno da Sint-Niklaas ad Anversa è alle 22.40 e non alle 23.53 come da orario; inoltre i biglietti fatti al mattino non sono rimborsabili. Fanculo SNCB! Decidiamo quindi di rischiare, andando in macchina. La fortuna torna a sorriderci però, dal momento che scopriamo che di fianco all'albergo di Michele c'è un Delhaize (catena belga di supermercati abbastanza forniti di birra). Entriamo e ci cadono le bal..braccia: Gueuze Cantillon 3,09 (4 alla brasserie), Kriek 3,49, Orval 1 euro, Bush 12 meno di 50 centesimi, e via dicendo. Saccheggiamo il supermercato, portando via quanto più possibile (una quarantina di bottiglie; per gioco compro anche una bottiglia di Delhaize Pils a poco più di 10 centesimi) e sistemiamo il bottino in camera di Michele; l'avvenente signorina della reception ha ormai capito che siamo degli alcolizzati. A questo punto abbiamo fame, un kebab buono ed economico, sempre di fianco all'albergo (dall'altra parte rispetto al Delhaize) fa al caso nostro. L'Hotel Agorà è al centro del mondo!
Si è fatto ormai tardi, sono passate le 19, prendiamo un tram che arriva dopo una lunga attesa ed arriviamo all'ostello, dove avevo lasciato la macchina. Tempo di darsi una sciacquata e partiamo alla volta di Sint-Niklaas!

5- Zythos Bier Festival
Neanche mezz'ora e siamo a Sint-Niklaas: incredibilmente troviamo subito la sede della festa e ci viene indicato un vicinissimo parcheggio multipiano (un gentile signore belga ci aiuta ad entrare, e ci cede addirittura il primo posto libero). Sono quasi le 21, ci precipitiamo dentro e prendiamo i gettoni per le consumazioni e il bicchiere dell'evento (3 euro su cauzione, ma ce lo siam tenuto per ricordo).
Devo dire che c'è meno gente di quanta temevo, e si riesce a prendere da bere senza fare coda (tranne che da De Ranke, dove c'era un capannello coi soliti svedesi corpulenti della sera prima). Le birre che ricordo di aver bevuto nel corso della serata sono (in ordine sparso): Ondineke, Canaster, Lambic De Cam, Kriek De Cam, Bersalis, Cuvee De Ranke, Bieken, Het Alternatief Blond, 't smisje Fiori, 't smisje Guido, 't smisje Vuuve, 't smisje Terrcotta, Alvinne 'n Maurootje saison, Fantome Primtemps, Boskeun, Gaspar, Aardmonnik, Aardmonnik vs. Aardnon, 'tjesees e poi...??? Verso la fine bocca e mente erano notevolmente anestetizzate...
Nel corso della serata ri-incontro Zurgo e il birraio del Bruton, e trovo Harvey, assente (giustificato...) la sera prima al Kulminator. Spariti Kuaska, Valter, Cinghio ed altri italiani: la cosa mi ha molto preoccupato dal momento che con tutta probabilità si erano ben nascosti a bere birre vintage, anteprime, introvabili, ecc.. :(
Verso le 23.30 la catastrofe: tutti gli stand contemporaneamente si rifiutano di darci ancora da bere (anche agli altri eh, non solo a noi) nonostante la festa chiudesse da orario alle 24. Riusciamo miracolosamente a vendere i tre gettoni rimastici e ci fiondiamo nell'atrio del salone a comprare il comprabile: mi porto a casa una bottiglia di XX Bitter e una di 'tjesees, la maglietta della Oerbier e quella dell'iniziativa 'Kom Op Tegen Kanker' (= azione contro il cancro: ogni euro di consumazione 10 centesimi sono stati devoluti a un'associazione di ricerca). Torniamo al parcheggio, un po' delusi per questa improvvisa fine della serata.
Ripartiamo verso Anversa: devo portare Michele in hotel, incredibilmente trovo subito la strada. Parcheggiata la macchina in una zona poco raccomandabile carichiamo subito i bier-trolley e ci spariamo un altro kebab dal solito kebabbaro (che faceva pressapoco orario 24h/24...). Non ci passa nemmeno per la testa di bere ancora, rimandiamo la visita agli altri locali storici di Anversa ad un futuro viaggio. Michele torna in hotel, io e Seba in ostello (anche qui miracolosamente imbrocco la strada al primo colpo). Curiosamente, all'una di notte il centro di Anversa è pieno di ebrei che girano vestiti da ebrei. Arrivati in ostello collassiamo ancora più rapidamente della sera prima.

6- Ripartenza e Dorstvlegel
Domenica mattina, sveglia alle 8:30. Vengo colpito da una sorta di vendetta di montezuma che mi provoca dolori intestinali insopportabili, ero convinto che sarei morto nel bagno (comune) dell'ostello (fortunatamente era pulito. prima.) Superata la crisi (risparmio ulteriori dettagli) carichiamo la macchina e abbandoniamo l'ostello, ma con l'intenzione di ritornarci in futuro. Incredibilmente c'è un bel sole e fa caldo! Torniamo in centro a prendere Michele, stavolta con molte più difficoltà rispetto alla sera prima. Anche alla domenica mattina il centro di Anversa pullula di ebrei vestiti da ebrei, i quali accompagnano bambine e bambini ebrei vestiti da vecchi ebrei (con tanto di barba bianca finta. Mi scuso se ledo la sensibilità di qualche lettore ebreo osservante!) Dopo un'estenuante ricerca per un parcheggio, carichiamo la macchina con un ingegneristico lavoro di incastri, carichi sospesi, e via dicendo.
Partiamo alla ricerca del Dorstvlegel, beer-shop (aperto la domenica dalle 10.30) nel centro della città. Dopo esserci tragicamente persi, ed aver girato tutto il centro, riusciamo al secondo giro ad identificare la piazza (Oude Vaartsplatz) nella quale si trova il negozio, peccato che sia occupata dal mercato e ci tocca lasciare la macchina in un vicolo davanti a un garage: per non lasciarla incustodita andiamo perciò a turni. La scelta mi è sembrata meno ampia rispetto al Beer Mania di Bruxelles, ma abbiamo trovato chicche imperdibili, una su tutte la Cuvee des Champions Cantillon. I prezzi incredibili, più bassi che all'altro beer-shop, alla fine mi porto via 20 bottiglie (tra le quali due Malheur Brut) pagandole poco più di 50 euro!! Adesso la macchina è piena oltre ogni limite, e il viaggio putroppo volge al termine: sono le 12.45, ripartiamo a malincuore da Anversa, con la promessa (o la minaccia, dipende dai punti di vista) di ritornarci presto.

7- Il ritorno
Siamo tutti e tre in stato pressochè comatoso, inizio a guidare io ma poco dopo Namur chiedo a Seba di sostituirmi dal momento che ho paura di addormentarmi all'improvviso. Non appena mi siedo nel sedile passeggero infatti mi addormento, risvegliandomi dopo un'ora nei pressi del confine col Lussemburgo. Se arriveranno multe strane a casa saprò a chi dare la colpa...
Arrivati in Alsazia senza problemi ridò il cambio a Seba. Nonostante le notizie molto dubbie sul passaggio attraverso la Svizzera col carico di birra, decidiamo di andare incontro alla sorte, anche dal momento che il traforo del Monte Bianco era chiuso e passare dal Frejus avrebbe portato via troppo tempo. Nel dubbio, avevamo già preparato una "confezione regalo" di Orval da donare all'eventuale doganiere rompiballe. Verso le 18.30 arriviamo quindi al confine a Basilea: siamo un po' preoccupati, anche se le notizie trovate su internet sembravano rassicuranti (in teoria il limite è di 2 litri a testa, se si eccede si paga una tassa, all'uscita dal paese la tassa viene restituita. In pratica ognuno dice una cosa diversa, e il tutto dipende dal doganiere che si incontra.) Fortunatamente il dialogo col doganiere si limita a "Buonasera" ed entriamo senza problemi e senza tasse in Elvezia.
Poco dopo Basilea ci fermiamo in un'incredibile area di servizio dotata di ampio sexy/porno-shop (indimenticabile in vetrina il vibratore "Pussy Lover Gold" a 39,90 franchi) e battezziamo Michele alla guida della mia macchina. Superato il Gottardo senza intoppi, nei pressi di Bellinzona torno alla guida, e ci prepariamo psicologicamente alla frontiera con l'Italia. Qui il clima è decisamente più teso: veniamo accerchiati da minacciosi finanzieri italiani che ci fanno mettere da parte, ci prendono i documenti e ci fanno scendere dalla macchina. Uno di essi apre il baule, vede il casino e lo chiude terrorizzato. Dopo qualche minuto un altro finanziere arriva con al guinzaglio un cagnolone bello ma decisamente agitato. Dopo aver annusato ogni pertugio della 206 (rischiando il collasso per la puzza dei biscottini al Roquefort che avevo comprato al Delhaize) il cagnolone decreta che siamo solo alcolizzati e non anche tossici, ci vengono restituiti i documenti e con un grugnito i finanzieri delusi ci invitano a ripartire.
Rientrati nel nostro paese (quando si torna dall'estero ci si sente sempre un po' inferiori. Beh, anche quando si è in Italia da mesi.) ritroviamo i consueti comportamenti autostradali nostrani: nel giro di dieci chilometri dal confine almeno due simpaticoni alla guida di altrettanti SUV (la S sta per Sboron) ci si appiccicano a 0.00001 mm dal paraurti iniziando a sfareggiare. Viva l'Italia! Campioni del mondo!
Ma visto che sono le 23, e non siamo ancora sufficientemente stanchi e sazi di birra (anzi, domenica non avevamo ancora bevuto) usciamo a Lomazzo e ci fermiamo al Birrificio Italiano di Lurago Marinone.

8- Il Birrificio Italiano
Parcheggiata con qualche timore l'auto in un parcheggio popolato da giovani maranza (o zarri, gaurri, truzzi.. vedete voi) entriamo nel locale. Tanto per cambiare me l'immaginavo completamente diverso, però è bello! Il personale (un ragazzo al bancone e alcune ragazze in sala) è giovanissimo ma estremamente competente e professionale. Io e Michele chiediamo quali birre sono presenti in bottiglia (in modo da assaggiare le altre e portare a casa quelle disponibili). Ci viene riferito che Amber Shock, Bibock, Tipopils e Cassisona sono disponibili in bottiglia, Vudù solo alla spina, e Scires in bottiglia ma solo per essere consumata nel locale, dal momento che "se ne fanno troppe poche bottiglie per venderla". Abbiamo anche fame! Ordiniamo dunque tre kebab (dal momento che la cucina stava chiudendo e di caldo non avrebbe preparato altro) e una bottiglia di Scires.
La gentile e giovanissima cameriera ci serve la birra nei grossi e scenografici calici (belli, ma un po' troppo grossi secondo me, gran parte dei profumi andava dispersa) e ci avvisa che con 3 euro in più ci poteva portare un assaggio di un arrosto con le prugne, abbinamento consigliato dal birrificio. La cosa mi intriga e dò il mio benestare. Guardando la bottiglia di Scires notiamo un particolare spiacevole, che ci fa capire il vero motivo per cui non è disponibile per l'asporto: l'etichetta è quella per il mercato americano... I soliti yankees chiassosi si cannibalizzano il 99% della produzione, l'1% resta per il locale e a noi poveri pizzamandolino non resta nulla, dal momento che gli americani pagano di più e più volentieri.
Arriva tutto il cibo, l'arrosto è proprio buono (non credo però che venga preparato in cucina, perlomeno non al momento), l'abbinamento dolce-dolce con la birra è ben riuscito, ma ricordo di aver abbinato una volta a casa mia un analogo arrosto con le prugne con la 't smisje Sleedorn ottenendo un risultato migliore! Divoriamo il kebab, Seba prende una bibock piccola alla spina e purtroppo dobbiamo già andare dal momento che straordinariamente la chiusura era alle 24.
Io e Michele prendiamo quindi le 4 bottiglie disponibili (oltre al vuoto della Scires), paghiamo e subiamo la seconda delusione della serata (dopo quella della Scires ammericana): il conto è proporzionato alla bontà della birra e del servizio, ossia alto. Forse avevamo fatto il callo ai prezzi stracciati del Belgio, ma 100 euro per 9 bottiglie, 3 kebab, un assaggino di arrosto e una birra piccola son sembrati un po' tantini. Vabè. Il giudizio è comunque molto positivo, sicuramente la visita al birrificio verrà ripetuta nei mesi a venire. Torniamo nel parcheggio, gli zarri sono ancora al loro posto così come fortunatamente la macchina, troviamo l'ultimo angolino per le bottiglie prese e ripartiamo. Stavolta il viaggio è davvero concluso.

L'ultima ora di viaggio non presenta episodi degni di nota, stavolta non casco nella trappola dell'autovelox sulla tangenziale ed arriviamo a Voghera senza intoppi. Aiuto gli altri a scaricare i loro bagagli, ed arrivo a casa. Sono le 1:20, tempo di aver scaricato e sistemato tutti i bagagli e le birre e sono le 2:40. Vado a dormire, distrutto ma estasiato.
Altrochè California!


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